Prospero Richelmy

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Conte Prospero Richelmy (Torino, 28 luglio 1813Torino, 13 luglio 1883) è stato un nobile, ingegnere idraulico e docente italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del conte Agostino e di Olimpia Cottolengo (nipote di Pietro Rignon), si laureò in ingegneria non ancora ventenne e cinque anni dopo divenne docente; dalla sua collaborazione con Carlo Ignazio Giulio, Ascanio Sobrero e Quintino Sella nacque la Scuola di applicazione d'ingegneria di Torino (attuale Politecnico), di cui fu il primo direttore.[1]

Fu docente di matematica e di idraulica applicata.

Contribuì alla realizzazione di numerosi nuovi laboratori, tra i quali in particolare, nel 1869, un edificio idraulico (la "Torre idraulica di Richelmy" o "Torre degli efflussi", dotata di un salto di 20 metri) dotato di motori idraulici di vario tipo, di turbine e di vasche per realizzare esperimenti dinamometrici,[2] che rimase in funzione per quasi un secolo, fino al trasferimento del Politecnico in corso Duca degli Abruzzi nel 1958.[3]

In campo scientifico i suoi contributi più significativi rientrano nell'idraulica e nella meccanica applicata.[2]

La sua dottrina e la sua attività sono documentate negli Annali dell'Accademia delle Scienze di Torino, della quale fu vicepresidente per due decenni.

Nominato commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, partecipò alla stesura del codice civile per le materie di cui era maestro.

Nel Castello del Valentino è ricordato con un primo busto nello scalone d'onore e con un secondo nell'aula dei professori; la città di Torino gli ha dedicato una via.

Il figlio Agostino fu arcivescovo di Torino e cardinale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Danilo Capecchi, Giuseppe Ruta, La scienza delle costruzioni in Italia nell'Ottocento. Un'analisi storica dei fondamenti della scienza delle costruzioni, Springer, Milano, pag. 175
  2. ^ a b Profilo su TorinoScienza, Copia archiviata, su torinoscienza.it. URL consultato il 22 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2011)., consultato il 22 settembre 2011
  3. ^ Museo virtuale del Politecnico di Torino, http://areeweb.polito.it/strutture/cemed/museovirtuale/storia/2-02/2-2-03/2-2-0352.htm, consultato il 22 settembre 2011

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN89394333 · ISNI (EN0000 0000 6206 3032 · SBN LO1V078970 · BAV 495/248266 · WorldCat Identities (ENviaf-89394333